Equity e Bond update - Aprile 2024
I primi mesi del 2024 sono stati molto positivi per le classi di attivo rischiose, sospinte dalla resilienza dell’economia globale, dalla comunicazione favorevole delle banche centrali e dal conseguente ottimismo degli investitori sui tempi relativamente rapidi di allentamento delle politiche monetarie.
Dopo un primo trimestre molto positivo, nei mercati torna l’incertezza sui trend inflattivi e sui tempi di allentamento della politica monetaria. Probabile un primo taglio dei tassi BCE in giugno ed un rinvio al terzo trimestre per il primo taglio Fed. Si prospetta un ciclo di normalizzazione dei tassi complessivamente nel 2024-2026.
AZIONARIO
I mercati azionari globali continuano a registrare performance positive, in un contesto di risk-on, dove la volatilità è rimasta prossima ai minimi di periodo su entrambe le sponde dell’Atlantico. Nel mese di marzo, è stata inoltre realizzata una parziale rotazione settoriale verso temi maggiormente ciclici e legati al mondo della commodities. L’atteso cambio di regime monetario, la buona tenuta della crescita a livello internazionale e un’inflazione superiore ai livelli pre-Covid, dovrebbero continuare sostenere l’azionario nel medio termine, ma nel breve il mercato resta tuttavia vulnerabile a possibili correzioni che se realizzate valuteremo come opportunità di acquisto.
Dal punto di vista geografico manteniamo un posizionamento equilibrato tra tutte le geografie. Restiamo investiti sul mercato americano, nonostante le valutazioni restino piuttosto elevate rispetto alle medie storiche, grazie a diversi fattori supportivi quali: la solidità dei bilanci privati, l’elevata produttività, la forza del mercato del lavoro (riconfermata dalle ultime letture dei Non Farm Payroll) e condizioni finanziarie più espansive rispetto ad altri paesi sviluppati. Manteniamo anche l’esposizione su Europa e Giappone, sia per le valutazioni attraenti che per le condizioni macro generali che segnalano una progressiva ripresa del ciclo economico (recupero del settore manifatturiero e il miglioramento dei redditi reali). Confermiamo infine l’esposizione ai mercati emergenti, principalmente per le valutazioni a sconto rispetto ai paesi sviluppati, banche centrali più accomodanti, stabilizzazione dell’economia cinese e un dollaro atteso in range. Dal punto di vista settoriale ribadiamo la preferenza verso titoli con buona visibilità sugli utili e maggior pricing power, senza però tralasciare opportunità presenti all’interno dei comparti più ciclici. L’approccio resta quindi diversificato principalmente su temi legati ai fattori Quality (Healthcare USA, Communication Services) e Difensive (Utilities Europee), senza però tralasciare le opportunità presenti nei settori più value (energia/risorse base) o aziende esposte al mercato dell’intelligenza artificiale (tecnologia).
OBBLIGAZIONARIO
Sul rischio tasso manteniamo una view positiva supportata a livello globale da una crescita in rallentamento, ma che rimane moderata, e da un’inflazione che continua a scendere sebbene con minor rapidità rispetto al 2023. In relativo, manteniamo una preferenza per il mercato governativo europeo rispetto a quella USA alla luce del rinnovato dinamismo dell’attività economica americana confrontato con la stagnazione in UE: in un contesto di questo tipo è quindi lecito attendersi un’inflazione potenzialmente più persistente negli Stati Uniti che potrebbe far ritardare i tagli dei tassi da parte della Fed rispetto alla BCE. Riteniamo che il focus dei mercati continuerà ad essere l’andamento della crescita e soprattutto dell’inflazione, con la prospettiva di una potenziale maggior volatilità: scenario che può rappresentare un’opportunità per incrementare la duration di portafoglio con un orizzonte di maggior respiro.
Nel mercato corporate, gli spread hanno proseguito il trend di restringimento avviato da inizio anno, consolidando sui livelli minimi degli ultimi due anni, in un contesto che nelle ultime settimane tuttavia ha registrato una maggior volatilità nei comparti High Yield. Manteniamo la nostra preferenza per il comparto Investment Grade europeo, soprattutto in ottica rischio/rendimento. Il mercato HY europeo rimane a nostro avviso meno “a sconto” in termini di valutazioni e più vulnerabile a eventuali ricadute recessive (soprattutto in Europa), oltre che soggetto a maggior volatilità rispetto all’IG in un contesto di potenziale avversione al rischio.
Nei mercati emergenti monitoriamo potenziali occasioni di debolezza per incrementare l’esposizione. In termini relativi si mantiene un posizionamento sulla componente in Hard Currency (HC), mentre esprimiamo cautela sul comparto Local Currency (LC), potenzialmente più penalizzato se la resilienza dell’inflazione statunitense portasse la Fed a posticipare nel tempo i tagli senza quindi consentire alle banche centrali locali dei mercati emergenti di iniziare, in modo credibile, un ciclo di taglio dei tassi.