COP 27: Risultati e prospettive di investimento nei Paesi emergenti
La Conferenza delle Parti (COP) è la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha luogo annualmente per discutere sulle principali questioni relative ai cambiamenti climatici.
La prima COP si è svolta nel 1992 a Rio de Janeiro in cui per la prima volta l’attenzione agli effetti del clima è diventato un tema di importanza globale e non più marginale. La COP ricopre dunque un ruolo centrale nella promozione dello sviluppo sostenibile, volta ad incentivare la proattività da parte dei Paesi partecipanti verso una politica ambientale comune e responsabile.
Tra COP ed impegno europeo per il clima (vedi timeline grafica)
Crisi energetica: È stata sottolineata la necessità di rendere i sistemi energetici più sicuri, efficaci e resilienti e di aumentare l’impiego di fonti rinnovabili ai fini di una transizione equa. Tuttavia, l’accordo finale non fa riferimento ad un’eliminazione totale dei combustibili fossili.
Mitigazione: In linea all’Accordo di Parigi, si è ribadita l’importanza di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C e di conseguenza ridurre le emissioni di gas serra. Obiettivo non largamente rispettato in quanto molti Stati non hanno ancora attuato una propria politica di decarbonizzazione.
Loss and Damage: Preoccupazione per i costi associati a danni e perdite per i Paesi in via di sviluppo, il che pregiudica la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Necessità di maggiori risorse economiche da stanziare e maggiore cooperazione internazionale in materia di sviluppo tecnologico ed innovazione.
I principali esiti: il fondo Loss and Damage
Nuovi progressi sul fronte della giustizia climatica, il principale esito della COP 27 è stato la decisione di istituire un fondo finanziario destinato ai Paesi in via di sviluppo, finalizzato a far fronte ai danni e alle perdite causati dall’emergenza climatica. Si fa infatti riferimento a Paesi che sono più esposti agli eventi metereologici estremi, sia per questioni geografiche che per mancanza di presidi ed infrastrutture adatti per contenerli. L’istituzione effettiva del fondo sarà gestita da una commissione di esperti, le cui regole di funzionamento e l’elenco dei Paesi destinatari del fondo saranno oggetto di sviluppo alla COP 28 del prossimo anno.
L’UE si è impegnata ad assumersi la propria parte di oneri, richiamando un’ampia partecipazione al fondo da parte dei Paesi sviluppati. Inoltre, ha ribadito che i beneficiari del fondo non saranno indistintamente tutti i Paesi in via di sviluppo, ma tra questi soltanto quelli più poveri e vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici. Ciò permette di escludere dai possibili destinatari Paesi come Cina e Russia, il cui impatto di emissioni a livello globale è piuttosto rilevante.
Gli strumenti a disposizione per supportare la transizione net-zero:
- Green Bond: Strumenti finanziari obbligazionari utilizzati per finanziare progetti che presentano benefici ambientali e/o climatici positivi. Il vantaggio per gli investitori è performance finanziaria comparabile (anche superiore nel lungo termine) agli investimenti tradizionali, maggiore trasparenza sull’uso e gestione dei proventi raccolti, contribuire a rendere più green settori attualmente inquinanti.
- Climate Bond: Strumenti finanziari obbligazionari che finanziano la riduzione di emissioni o la riduzione degli effetti legati ai cambiamenti climatici. Il vantaggio per gli investitori è contribuire alla mitigazione e/o adattamento ai cambiamenti climatici.
- Paris Aligned: Strumenti finanziari (sia governativi che corporate) allineati agli obiettivi dell’Accordo di Parigi per la mitigazione sul lungo termine del global warming. Ad esempio, per poter essere definiti Paris Aligned, è importante che i Paesi o le società emittenti siano dotate di un processo di decarbonizzazione che gli permetta di ridurre di anno in anno almeno il 7% delle proprie emissioni. Il vantaggio per gli investitori è ridurre la carbon footprint del proprio portafoglio di investimento, attraverso la selezione di emittenti impegnati in una significativa riduzione delle proprie emissioni.
Paesi emergenti ed ESG: punti di attenzione e opportunità (vedi grafica)
Investire nei Paesi emergenti in ottica sostenibile
Confrontando un indice globale tradizionale con il rispettivo ESG con focus Emergenti, si può notare come nel medio periodo l’investimento sostenibile permette un miglior controllo del rischio senza penalizzare il rendimento. Tuttavia, nel breve periodo l’indice ESG è soggetto alle dinamiche di mercato come qualsiasi altro prodotto finanziario.
Definita la FAST – Infra Sustainable Infrastructure Label
Si tratta di un’etichetta ideata da FAST- Infra Group (Finance to Accelerate the Sustainable Transition - Infrastructure), già annunciata nel 2021 alla COP 26, per segnalare gli investimenti infrastrutturali con finalità sostenibili e dunque indirizzare i capitali privati verso forme di investimento responsabili e dall’impatto positivo. A livello pratico, istituzioni pubbliche o private impegnate in progetti infrastrutturali coerenti con i criteri di un framework ad hoc (in linea ai sistemi di label esistenti, come ad esempio la Tassonomia EU) possono richiedere questa etichetta che attesta le qualità sociali e ambientali del progetto.
Durante la COP 27 è stato annunciato il coinvolgimento di Bloomberg e della Global Infrastructure Basel Foundation (GIB) per accelerare la transizione verso infrastrutture più sostenibili.
I vantaggi:
- Aumentare la fiducia del mercato verso la sostenibilità degli asset infrastrutturali
- Influenzare le decisioni di investimento degli investitori privati verso infrastrutture sostenibili
- Incoraggiare lo sviluppo di nuovi prodotti di investimento, ad esempio sustainable infrastructure funds
- Rafforzare il rispetto delle principali iniziative regolamentari e degli obblighi di disclosure (Tassonomia UE, SFDR…)
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