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FED: nuovo rialzo di 0,75% con ulteriori aumenti piu rapidi dei tassi

La Federal Reserve, come da attese,  ha annunciato un nuovo rialzo di 75p.b portando  il corridoio sui tassi ufficiali  tra 3% e 3,25%, livello che non veniva raggiunto dal 2008.

Ha chiaramente segnalato una stretta decisamente più rapida e intensa di quella prospettata a giugno per contrastare un’inflazione che continua a rivelarsi più elevata e pervasiva  delle attese (l’indice headline dei prezzi al consumo è salito ad agosto  a 8.3% e al 6,3% per la componente core al netto di alimentare ed energia). L’analisi dello stato dell’economia emersa nel comunicato è rimasta poco variata: soprattutto alta inflazione, bassa disoccupazione, anche se rileva “modesta crescita di spesa e produzione”.

I membri del Comitato Monetario hanno rivisto significativamente al rialzo, rispetto allo scorso giugno le aspettative sul futuro andamento dei tassi ufficiali. Secondo la previsione mediana dei membri del Federal Open Market Committee, il tasso sui Fed Funds salirebbe da 3%- 3.5% stimato a giugno a 4,25% - 4,50% (circa 4,40% ) entro fine 2022, e a 4,50 - 4,75% (circa 4,6%) nel 2023 ( da 3,5%-4% di giugno), confermando, come a giugno, un primo taglio nel 2024. Per il 2025 i tassi sono stimati al 2,9%, ancora sopra il livello di più lungo termine confermato al 2,5%.  Le indicazioni della Fed sarebbero compatibili con  almeno un altro rialzo da 75 punti base più uno da 50 nelle due riunioni di novembre e dicembre e uno da 25 pb a gennaio 2023.

Riviste sensibilmente anche le previsioni macroeconomiche aggiornate con l’estensione del periodo previsivo fino al 2025.  Le nuove stime puntano a un PIL in crescita del solo 0,2% quest’anno, dell’1,2% nel 2023, in calo rispettivamente di 1,2% e mezzo punto percentuale rispetto alle previsioni di giugno, dell’1,7% nel 2024 e con un ritorno alla crescita di più lungo termine solo nel 2025.  L’inflazione (misurata dal deflatore dei consumi monitorato dalla Fed)  è rivista al rialzo a 5.4% a fine 2022 (da 5,2% stimato lo scorso giugno), con una discesa progressiva a 2.8% nel 2023, al 2,3% nel 2024 per tornare all’obiettivo del 2% nel 2025. La disoccupazione dovrebbe passare dal 3,8% di quest’anno -  al 4,4% nel 2023 (dal 3,9% stimato a giugno)  e nel ’24 (da 4,1% di giugno), per calare leggermente al 4,3% nel 2025. Questo spostamento verso l’alto della disoccupazione è il principale segnale di una possibile recessione nello scenario del FOMC, sebbene l’aumento prospettato della disoccupazione  sia nel complesso molto contenuto.  

 

Nel comunicato ufficiale si  conferma che nel definire l’assetto appropriato di politica monetaria, il FOMC continuerà a monitorare gli sviluppi degli indicatori macroeconomici. Il Presidente Powell ha riaffermato, in linea al suo intervento a Jackson Hole dello scorso agosto, che il Comitato è “fortemente impegnato a riportare l’inflazione sotto controllo” attraverso una politica monetaria “sufficientemente restrittiva”, confermando quindi che i tassi rimarranno in territorio restrittivo per un periodo ancora prolungato. Secondo Powell, l’inflazione ha continuato a sorprendere verso l’alto con una persistenza maggiore di quanto atteso, mentre il mercato del lavoro è rimasto straordinariamente solido.  La FED  vorrà vedere crescita sotto il trend, mercato del lavoro più debole ed evidenza “convincente” di inflazione in calo prima di rallentare il ritmo dei rialzi e fermarsi. 

 

 

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