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Fenomeno Greenwashing: cos’è e come impatta il settore finanziario

Greenwashing_copertina

Il greenwashing, secondo una definizione condivisa dalle Autorità di Vigilanza Europee (ESA - EBA, EIOPA ed ESMA), può essere definito come una pratica in cui le dichiarazioni, le azioni intraprese o le comunicazioni relative alla sostenibilità non riflettono in modo chiaro ed equo il profilo di sostenibilità effettivo di un’entità, di un prodotto o servizio finanziario.

Tale pratica può dunque essere fuorviante per consumatori, investitori o altri partecipanti al mercato in quanto è finalizzata alla costruzione di un’immagine ingannevolmente positiva con lo scopo di ottenere un vantaggio competitivo. I principali driver del greenwashing sono:

  • Notevole aumento della domanda di prodotti con caratteristiche di sostenibilità
  • Spinta competitiva delle aziende a migliorare il proprio profilo di sostenibilità, anche in riferimento ai propri prodotti e servizi
  • Panorama normativo in rapida evoluzione e mancanza di chiarezza di alcune disposizioni e concetti 
  • Qualità e disponibilità dei dati
  • Carenza di adeguate competenze all’interno del contesto finanziario

Per comprendere al meglio il greenwashing si può guardare anche al coinvolgimento delle ESA. A maggio 2022, la Commissione Europea infatti ha richiesto alle tre Autorità di Vigilanza Europee (ESA), quali EBA, EIOPA ed ESMA, uno studio del fenomeno del greenwashing e dei relativi rischi al fine di prevenirne l’eccessiva diffusione. L’entrata in campo delle ESA è necessaria in un contesto di mercato in cui si registra una crescita esponenziale della domanda di prodotti pubblicizzati come beni a impatto zero sull’ambiente.

Tra novembre 2022 e gennaio di quest’anno, le ESA hanno lanciato una «Call for Evidence» finalizzata alla raccolta di informazioni tra gli stakeholder sul tema greenwashing nei settori bancario, assicurativo e dei mercati finanziari per meglio identificare la portata del fenomeno. A fine maggio, è stata presentata la relazione sullo stato di avanzamento del greenwashing ed è attesa per il 2024 la relazione finale sul greenwashing e sulle azioni di vigilanza. Le ESA in questo contesto potranno anche formulare delle raccomandazioni su eventuali modifiche al quadro normativo europeo.

Nel complesso, tra tutti i settori, il numero di casi di greenwashing segnalati dagli stakeholder è aumentato in modo significativo negli ultimi anni: 4 volte in più rispetto al 2018 e 6,5 volte in più rispetto al 2012.

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In particolare, i casi di greenwashing nel settore finanziario dell'UE (comprese le banche) sono aumentati da 40 del 2018 a circa 206 nel 2022. Sul totale dei casi segnalati nell’UE, il settore finanziario rappresenta una quota rilevante. Infatti, nel 2022, ha rappresentato il 23% del totale degli episodi di greenwashing che hanno coinvolto le imprese europee. I temi legati al clima, alle emissioni di carbonio e al livello di inquinamento generato rappresentano la maggioranza dei casi di greenwashing segnalati, seguito dall’impatto sulla biodiversità.

Dunque, come intervenire?

  • Rivedere la definizione di investimento sostenibile secondo la SFDR: nei documenti di fine maggio, le ESA hanno evidenziato il fatto che la definizione di investimento sostenibile ai sensi dell’SDFR presenta «un elevato livello di flessibilità e l’assenza di metriche e soglie condivise per il contributo di un investimento a un obiettivo sostenibile».
  • Maggiore allineamento alla Tassonomia europea: la Tassonomia dell'UE attualmente offre un importante quadro di classificazione degli investimenti green e introduce i relativi obblighi di informativa. La Tassonomia costituisce quindi uno strumento chiave per l’identificazione di prodotti e strumenti finanziari sostenibili.
  • Maggiore trasparenza informativa: occorre fornire informazioni sugli obiettivi di sostenibilità, iniziative e processi, che siano veritiere e chiare per aiutare gli investitori a prendere decisioni di investimento informate.
  • Maggiore complessità e affidabilità dei dati: accertare il grado di affidabilità e verificabilità sia dei dati ESG, sia delle fonti, così come presidiarne la divulgazione e i progressi realizzati.
  • Sistema di etichettatura per prodotti finanziari: ciò può potenzialmente costituire uno strumento comprensibile a sostegno della finanza sostenibile e degli investitori, facilitando il confronto tra prodotti. Tuttavia, è importante definire rigorosi requisiti per l'attribuzione delle etichette, effettuare controlli periodici e assicurare coerenza con gli sviluppi normativi in corso.

Oggi, il termine «greenwashing» viene utilizzato in modo generico per identificare tutti quei fenomeni di sostenibilità di facciata per cui le pratiche comunicate non corrispondono pienamente alla realtà dei fatti, e non solo nel contesto ambientale. Tuttavia, per meglio identificare la portata di questi fenomeni, esistono specifici termini che meglio li indirizzano:

  • Social washing: pratica volta alla promozione ingannevole della reputazione aziendale sotto il profilo della responsabilità sociale d’impresa, dei diritti e degli standard lavorativi
  • Rainbow washing: strumentalizzazione delle tematiche LGTBQ+ per apparire a sostegno della lotta contro le discriminazioni subite da queste minoranze
  • Blue washing: strategia attraverso cui un’organizzazione cerca di creare un’immagine positiva di sé associandosi ai programmi intraprese dall’ONU (es. UN Global Compact, Agenda 2030
  • ESG washing: pratica con cui un’organizzazione si presenta come sostenitrice dei criteri ESG, senza adottare azioni significative per integrare veramente tali principi nelle proprie operazioni.

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