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COP28 - Tempo di bilancio sull'azione climatica globale

COP28, tempo di bilancio sull'azione climatica globale

La Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha luogo annualmente e riunisce quasi tutti i leader dei Paesi del mondo per discutere sulle principali questioni relative ai cambiamenti climatici.

La COP ricopre dunque un ruolo centrale nella promozione dello sviluppo sostenibile, volta ad incentivare la proattività da parte dei Paesi partecipanti verso una politica ambientale comune e responsabile.

La COP28 tenutasi a Dubai tra il 30 novembre e il 12 dicembre ha avuto come obiettivo principale l’approvazione del “Global Stocktake” (GST), un processo previsto dall’Accordo di Parigi per fornire un monitoraggio regolare dei progressi collettivi verso gli obiettivi a lungo termine dell’Accordo stesso, al fine di ricalibrare i piani d’azione nazionali e globali per il clima. Dunque, tra i punti in agenda della conferenza: il bilancio globale sull’azione per il clima, la mitigazione del cambiamento climatico, la definizione dell’obiettivo globale di adattamento e i finanziamenti per il clima, perdite e danni.

Un momento rilevante dell’apertura della COP28 è stato senz’altro la lettera del C40 (il network globale che riunisce i sindaci delle 100 città più attive nella lotta alla crisi climatica) che ha ribadito gli aspetti fondamentali su cui la Conferenza si sarebbe dovuta basare: frenare l’indebita influenza dell’industria dei combustibili fossili, spostare il denaro pubblico dai combustibili fossili a fonti di energia giuste e pulite e, infine, collaborare per accelerare l’azione e la prosperità.

Il 30 Novembre, il primo giorno del vertice della COP28, è stato raggiunto un accordo fondamentale per fornire assistenza finanziaria ai Paesi più poveri e vulnerabili del mondo al fine di fronteggiare le perdite e i danni patiti a causa degli impatti del cambiamento climatico: il fondo Loss & Damage. L’idea di questo fondo risale alla scorsa COP27 allo scopo di sostenere i costi causati da condizioni meteorologiche estreme e disastri a lenta insorgenza (es. innalzamento del livello del mare, scioglimento ghiacciai…) da parte dei Paesi Sviluppati a favore dei Paesi in via di sviluppo, i quali sono i meno responsabili del riscaldamento globale ma anche quelli che ne subiscono i danni peggiori. L’accordo prevede dunque:

  • La creazione e gestione di un fondo dedicato da parte della Banca Mondiale (in via provvisoria per i prossimi quattro anni) finanziato dalle nazioni industrializzate più ricche, dalle economie emergenti e dai Paesi produttori di combustibili fossili.
  • Versamenti su base volontaria dei fondi per il Loss & Damage (già in sede di accordo e nei giorni successivi, i fondi promessi ammontano a circa 500 milioni di euro (tra Emirati Arabi Uniti, Unione Europea, Regno Unito, USA e Giappone).

Secondo il report presentato dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), tutti i Paesi sono ampiamente lontani rispetto agli obiettivi di Parigi di contenere il riscaldamento globale entro +2°C, o meglio +1.5°C, rispetto ai livelli pre-industriali. Sono dunque necessarie riduzioni globali delle emissioni rispetto ai livelli del 2019 del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035, fino a raggiungere emissioni nette zero nel 2050. Ciò comporta anche la necessità scientifica di arrivare al picco globale delle emissioni entro il 2025. L’accordo sul Global Stocktake ha previsto dunque i seguenti punti salienti:

  • Triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030
  • Allontanamento (“transitioning away”) dalle fonti fossili nei sistemi energetici verso emissioni nette zero nel 2050
  • Accelerare le tecnologie a zero e basse emissioni, tra cui il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione di gas serra come la cattura e l’utilizzo del carbonio e lo stoccaggio.
  • Ridurre in modo sostanziale le emissioni di metano, in quanto ha un potere riscaldante più di 80 volte superiore a quello dell’anidride carbonica

Tuttavia, secondo l’IEA (International Energy Agency), il piano annunciato durante la COP28 di riduzione delle emissioni rappresenta solo il 30% circa del divario che deve essere colmato nel 2030 per portare il mondo su un percorso compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5° C. Per l’IEA, le riduzioni delle emissioni dovranno essere realizzate mediante tecnologie e misure oggi disponibili, scalabili ed economicamente vantaggiose, in primis con grazie al rapido dispiegamento del solare fotovoltaico e dell’eolico (25%). Seguono nella riduzione delle emissioni l’elettrificazione e il miglioramento dell’efficienza tecnica ed energetica delle apparecchiature e dei materiali.

grafico cop

Nonostante nel corso della COP28 sia stata concordata la necessità di obiettivi globali in termini di adattamento (global goal on adaptation), questi non sono stati effettivamente quantificati né è stato discusso il relativo sostegno finanziario. Lo scopo della COP29, che si terrà a Baku (Azerbaijan) nel novembre 2024, sarà quello di sviluppare indicatori per misurare e valutare i progressi verso l’obiettivo dell’adattamento e definire una tabella di marcia chiara sull’aumento dei finanziamenti entro il 2025. Inoltre, la decisione sul Global Stocktake non contiene provvedimenti specifici in merito alla finanza per il clima. È stato tuttavia adottato un «pacchetto finanza» che sarà centrale alla prossima COP29 in termini di: nuovo obiettivo quantitativo post 2025, comitato permanente sulla finanza, reportistica e revisione del Meccanismo finanziario e sulla finanza climatica di lungo termine. Altro tema da affrontare sarà quello di avviare, sotto la guida delle Presidenze di COP28, COP29 e COP30 una «Roadmap per la Missione 1.5» per migliorare la cooperazione internazionale e stimolare l’ambizione nel prossimo ciclo di contributi nazionali determinati (NDC).


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