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TG3 Piazza Affari: intervista commento petrolio, inflazione, USA

Aumento del petrolio, mercato Italiano e Americano con uno sguardo alle FED. Guarda l'intervista del 18 settembre su TG3 Piazza Affari a Ilaria Fornari, PhD Strategist di

TGR piazza Affari fornari

 

Il 4 ottobre 2024 nella puntata di TG3 Piazza Affari, la rubrica dedicata a Finanza e mercati, politica ed economia,  Federico Simonelli giornalista TG3 ha intervistato Ilaria Fornari, Phd Strategist di su diversi temi caldi per i mercati finanziari.

L’aumento del prezzo del petrolio circa +8% nell’ultima settimana e circa +5% nell’ultimo mese,  finora non è stato sufficiente ad alimentare una nuova inflazione anche se, toglie un importante elemento di moderazione che nell’ultimo anno ha contribuito al calo dell’inflazione americana ed europea. Se guardiamo ad esempio le aspettative d’inflazione degli investitori, espresse dai mercati finanziari ad esempio nei titoli indicizzati, non si sono mosse molto da circa 2.5%. Il rischio sarebbe naturalmente maggiore se l’aumento proseguisse nei prossimi mesi – ad esempio con interruzione dell’offerta iraniana – ma anche in questo caso l’impatto sui prezzi dipenderà dalla risposta di altri produttori o dalla capacità delle imprese di traslare aumenti energetici sui prezzi finali, cosa oggi più difficile perché la domanda di consumi ad esempio europei sembra in calo.

Mercato italiano:        
Il mercato italiano tra i migliori, sia l’anno scorso che nel 2024 (con un +15%), grazie ai dati aziendali tra i migliori ma anche ad una ripresa d’interesse da parte degli investitori esteri. Conteranno di più i fattori settoriali e gli sviluppi di politica economica:

-sul primo fronte, in Italia contano molto i piani finanziari che saranno penalizzati dal calo dei tassi d’interesse e quindi del cosiddetto margine d’intermediazione, ma restano fattori postivi quali le possibili operazioni di fusione e acquisizione, la buona capitalizzazione e un regolatore meno penalizzante, e in assenza di recessione, non dovrebbe esserci per le banche un ciclo sfavorevole di crediti deteriorati come in altri episodi di debolezza ciclica. Si mantiene un’esposizione ai finanziari europei benché ridotta rispetto alla prima metà dell’anno;  invece meno positivi sull’automotive. Settore più penalizzato dalla debolezza della domanda, da prezzi elevati e da un confronto prezzi/qualità che comincia a premiare la concorrenza estera e cinese, e naturalmente dalla transizione elettrica.
- il rischio si concentra sulla politica di bilancio, data l’ipotesi di “imposta straordinari” sulle imprese e finanziarie e non, per ora incerta.


USA: può la Fed prolungare il ciclo?
Probabilmente lo sta già facendo, agendo in maniera preventiva, come dichiarato da Powell, con tagli dei tassi non giustificati dalla debolezza dell’economia, in gran parte limitata al mercato del lavoro, ma utili proprio a tutelare la longevità dell’espansione. Il rischio è che la disoccupazione salga troppo rapidamente nei prossimi mesi, nonostante i tagli Fed, innescando un circolo vizioso di taglio dei consumi, occupazione e investimenti. Personalmente vedo due fattori positivi: bilanci solidi di famiglie e imprese rispetto a fasi tarde del ciclo (ossia basso indebitamento e bassa spesa per interessi nonostante due anni di restrizione) e una politica fiscale nel 2025 ancora espansiva (deficit/PIL USA prossimo a -7%.

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