Equity Update - Marzo
Il conflitto in Ucraina aumenta ulteriormente le incertezze
L’escalation della guerra in Ucraina ha ulteriormente peggiorato il saldo delle performance dei principali mercati azionari da inizio anno ed aumentato in maniera esponenziale la volatilità, favorendo di riflesso gli acquisti sui beni rifugio come oro, titoli di stato con rating elevato, franco svizzero, yen giapponese e dollaro. Anche il prezzo del greggio è salito in maniera repentina con valutazioni ampiamente al di sopra dei 110 dollari al barile accompagnato dal rincaro di tutte le altre materie prime.
Al termine della prima settimana di marzo l’indice MSCI World riporta un passivo di circa l’10.60% in dollari ytd, non ha fatto molto meglio lo S&P500 che ha ritracciato dell’9.50% mentre il Nasdaq ha lasciato sul terreno il 14.90%, nonostante nelle ultime settimane abbia dimostrato un parziale recupero di forza relativa grazie al rientro dei tassi di interesse obbligazionari. Debole anche il mercato europeo (Stoxx600 –14.45%) e quello giapponese (Nikkei –11.30%) quest’ultimo penalizzato anche dalla forza dello yen, mentre gli Emergenti nel complesso segnano una performance meno negativa (-7% in USD) grazie soprattutto al contributo positivo dei paesi dell’America Latina correlati positivamente ai prezzi delle materie prime ed alla tenuta dei mercati asiatici.
In questo scenario, dove il sentiment degli operatori si era già parzialmente deteriorato negli ultimi mesi, la prosecuzione del conflitto dovrebbe mantenere elevata l’incertezza ed avere un impatto diretto negativo sia sulle stime di crescita che sugli utili societari con particolare impatto per le economie e le società del Vecchio Continente. Anche i rischi indiretti sono sostanziali, dati gli effetti dell'aumento dei prezzi delle materie prime sull'inflazione, sulla fiducia dei consumatori non solamente a livello europeo ma anche a livello globale. In questo contesto il ruolo delle principali banche centrali sarà ancor più complesso e determinante, sia per gestire le spinte inflattive in atto sia per garantire la stabilità finanziaria sui mercati con possibili rischi di rallentamento della crescita. Importanti saranno le prossime riunione di marzo della Fed e delle Bce.
Per quanto riguarda la Fed, nelle testimonianze effettuate alla Camera e al Senato USA, il governatore Powell ha detto di essere a favore di un aumento dei tassi da 25 punti base al prossimo meeting ma ha aggiunto che l'istituto centrale è pronto anche a muoversi in modo più aggressivo, in un secondo momento, se l'inflazione non dovesse diminuire come previsto. Stando ai mercati monetari, diversi istituti centrali, Fed in testa, proseguiranno nei loro piani di alzare i tassi questo mese nonostante la guerra complichi il quadro. In tal senso nei giorni scorsi la Bank of Canada ha alzato i tassi di 25 punti base portandoli allo 0,50%.
Per quanto riguarda la Bce invece, che al prossimo meeting del 10 marzo, diffonderà anche le nuove stime su inflazione e crescita, mentre la banca prepara i mercati a un'ulteriore riduzione dello stimolo, le previsioni di un aumento dei tassi si stanno riducendo. Diverse dichiarazioni da parte di esponenti della Bce hanno infatti segnalato che il conflitto in Ucraina potrebbe ritardare modifiche relative ai tassi di interesse. Per quanto riguarda la Cina il raffreddamento dell'inflazione di inizio anno potrebbe fornire spazio per una politica più accomodante da parte PBOC, volta a contrastare il rallentamento ciclico e a stabilizzare la crescita dopo un 2021 sottotono, rilanciando un'economia messa fortemente alla prova dalla pandemia.
Alla luce di uno scenario più incerto sia sul fronte geopolitico, monetario che della crescita, riteniamo sia corretto assumere un atteggiamento tatticamente più cauto nei confronti dell’asset class azionaria, orientandoci ora a favore di un moderato sottopeso. In ottica relativa, dal punto di vista geografico e tenendo conto dell’evoluzione della crisi in Ucraina, portiamo al moderato sovrappeso il mercato USA, che nonostante presenti valutazioni a premio, grazie alle sue caratteristiche qualitative e difensive dovrebbe comportarsi meglio nell’attuale fase di risk off. Portiamo invece al moderato sottopeso il mercato Europeo, principalmente per gli effetti diretti ed indiretti che il conflitto potrà avere sulla crescita del Vecchio Continente e per i costi aggiuntivi che le aziende ed i consumatori dovranno sostenere nei prossimi mesi. Portiamo alla neutralità il mercato Giapponese per i suoi fondamentali a sconto e per l’atteggiamento ancora supportivo da parte delle BOJ ed anche sui Mercati Emergenti manteniamo la neutralità, sia per la loro sottovalutazione nei confronti dei paesi sviluppati, sia perchè l’andamento delle commodities che l’andamento dei tassi di interesse, rendono ora più attraente il ritorno sul capitale investito. Per quanto riguarda il posizionamento settoriale tra i difensivi confermiamo la positività sull’Health Care viste le caratteristiche «Quality» ed valutazioni a sconto rispetto alle proprie medie storiche e all’MSCI World. Manteniamo la positività anche sul settore dei Communication Services visti gli ottimi fondamentali e la buona resilienza sul fronte degli utili e dei ricavi anche in fasi negative di mercato. Manteniamo infine alla positività anche il settore dell’Energy sia per motivi fondamentali che di correlazione con l’inflazione ma anche come hedging di portafoglio a fronte di un possibile peggioramento del conflitto in Est Europa. In termini di stile preferiamo mantenere ancora un approccio diversificato, bilanciando l’esposizione verso aziende con buoni fondamentali e redditività elevata con posizioni più difensive all’interno dei portafogli, senza tralasciare possibili opportunità anche sul fronte Value.