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Equity Update - Luglio 2022

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L'azionario internazionale in termini di performance ha da poco chiuso il peggior trimestre da marzo del 2020.

L'azionario internazionale in termini di performance ha da poco chiuso il peggior trimestre da marzo del 2020 (MSCI World –16% in USD), appesantito dall’atteggiamento restrittivo delle principali banche centrali (Giappone escluso) e dai timori che l’aggressivo piano di rialzo dei tassi di interesse possa portare nei prossimi mesi in recessione/ad un pesante stop l’economia globale.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha infatti messo in guardia sulla futura crescita Usa, riconoscendo il rischio di un rallentamento economico e ribadendo che la priorità resta quella di far calare i prezzi. Allo stesso tempo diversi membri del FOMC hanno dichiarato che l'istituto di Washington non può essere soddisfatto delle aspettative sui prezzi di lungo termine, aggiungendo che la Fed è solo all'inizio del ciclo di rialzi dei tassi di interesse.

La presidente della Bce Christine Lagarde ha spiegato che non si tornerà al contesto di bassa inflazione che c’era prima della pandemia, aggiungendo che Francoforte farà il proprio dovere per contenere i prezzi al consumo e che nella riunione di Luglio oltre alla decisione sui tassi (primo rialzo dei tassi dal 2011) si discuterà anche del futuro scudo anti-spread per evitare una eccessiva frammentazione delle politica monetaria all’interno dell’Unione Europea. Le due banche centrali sono state protagoniste non solo in termini di comunicazione di politica monetaria, ma anche in termini di regolamentazione del settore bancario, seguendo stavolta traiettorie diverse.

In America, la FED ha comunicato gli esiti degli stress test, che sono stati superati da tutti i 33 istituti maggiori degli Stati Uniti, dimostrando di avere capitali sufficienti per affrontare una grave contrazione economica anche nell’ipotesi di uno scenario avverso con perdite totali di 612 miliardi di dollari. Tutte le banche esaminate restano sopra i requisiti minimi di capitale: il common equity capital ratio aggregato, ossia l'indice di solidità delle banche, nello scenario avverso è proiettato verso un calo del 2,7% per scendere al 9,7%, ben superiore al 4,5% richiesto dalla legge. Dopo l’annuncio della Federal Reserve sui requisiti patrimoniali, le principali banche statunitensi, ad eccezione di JPMorgan e Citigroup, hanno annunciato l'aumento del dividendo per i prossimi trimestri e, nel caso di Bank of America, anche del buyback.

Di ben altro tono le dichiarazioni del presidente del Consiglio di vigilanza della BCE, che, guardando all'attuale condizione dei mercati, non esclude scenari più difficili su inflazione e Pil, soprattutto in caso di introduzione di nuove sanzioni nei settori dell'energia e delle materie prime e possibili ritorsioni da parte della Russia, con probabili ripercussioni sulla qualità degli attivi delle banche. In questa situazione alle banche verrà proposto il ricalcolo dei dividendi su scenari avversi, rivedendo le previsioni sui livelli patrimoniali in un contesto che includa anche potenzialmente un embargo sul gas o una recessione.

Per quanto riguarda la Cina, diversamente dai principali paesi sviluppati, gli ultimi dati ufficiali hanno mostrato che l'attività nel settore industriale e dei servizi hanno ripreso terreno a giugno, dopo tre mesi di calo, con le autorità che hanno revocato il rigido lockdown a Shanghai, rilanciando la produzione e la spesa dei consumatori.

Fondamentale per la tenuta degli indici equity sarà anche l’andamento dell’imminente earnings season che partirà tra poco più di una settimana. Rispetto al passato, l’attenzione degli investitori non sarà tanto sui risultati del 2° trimestre 2022, ma sulle guidance che le aziende forniranno sulla seconda parte dell’anno. Le indicazioni potrebbero infatti spingere gli analisti ad una revisione al ribasso delle stime sugli utili per i prossimi trimestri che invece da inizio anno sono state praticamente sempre alzate. In questo contesto macro e geopolitico incerto è quindi probabile che l’attuale fase di volatilità continui anche nelle prossime settimane e per questo motivo manteniamo un atteggiamento cauto nei confronti dell’asset class azionaria.

In ottica relativa, dal punto di vista geografico confermiamo il moderato sovrappeso sul mercato USA, dove i multipli sono ora inferiori alla media degli ultimi 10Y, in un quadro economico che dovrebbe essere più favorevole per le corporate americane. Manteniamo il moderato sottopeso sull’Europa (nonostante la forte sottovalutazione fondamentale vs USA) per tenere conto degli effetti della crisi in Ucraina e per le problematiche che aziende e consumatori dovranno ulteriormente affrontare nei prossimi mesi. Confermiamo la neutralità per il mercato Giapponese (atteggiamento supportivo da parte delle BOJ e dati in parziale di stabilizzazione) e per i Paesi Emergenti che dovrebbero beneficiare complessivamente di una economia cinese più tonica e della buona gestione dei tassi di interesse delle banche centrali di questi Paesi per contenere l’inflazione.

Per quanto riguarda il posizionamento settoriale, confermiamo la positività sul settore Tecnologico (sia in Usa che Europa) che sui Communication Services (in USA), pesantemente penalizzati da inizio anno per la loro correlazione negativa con i tassi di interesse e che ora presentano valutazioni molto interessanti. Per quanto riguarda la Tecnologia sono particolarmente attraenti le azioni relative al mondo software/servizi, meno soggette all’aumento dei costi di input dovuti alle forniture. Manteniamo la positività anche sui Consumer Discretionary in Europa, principalmente verso le aziende che presentano un maggior pricing power ed una buona tenuta dei margini di profitto (es. Lusso). Infine, pur mantenendo la l’attuale neutralità sui settori della salute e dell’energia, troviamo valore in questi comparti sia per la loro resilienza sul fronte degli utili e dei ricavi che per le loro caratteristiche difensive e di hedging particolarmente utili in queste dinamiche di mercato.

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