Equity Update - Aprile
Inflazione e Ucraina mantengono elevata l’incertezza
A causa dei timori legati all'inflazione ed allo scoppio del conflitto in Ucraina, le principali borse internazionali hanno terminato i primi tre mesi del 2022 con il peggior risultato trimestrale dal 2020.
A fine marzo l'indice MSCI World ha accumulato una perdita complessiva del -4,2% in USD da inizio anno, con il risultato in miglioramento grazie al rimbalzo effettuato nelle ultime settimane (+4%).Per quanto riguarda Wall Street, il Nasdaq ha terminato il primo quarto con una perdita del 7,7%, mentre lo S&P500 ed il Dow Jones hanno chiuso con una performance negativa di circa il 4%.
L'Europa è stata maggiormente colpita, sia per la vicinanza geografica ma soprattutto per le relazioni economiche/industriali con i paesi coinvolti nel conflitto. L'indice Eurostoxx50 ha chiuso il trimestre in calo dell'8.8%, mentre il bilancio per lo Stoxx600 è stato meno severo ma segnala un perdita di circa il 6%.
Deboli anche il mercato giapponese (Nikkei –4.30%) e l’indice dei Paesi Emergenti (-7.20% in USD) nonostante i listini dell’America Latina abbiano fatto bene grazie alla correlazione positiva con i prezzi delle materie prime. Da sottolineare inoltre la tenuta degli indici Value a scapito dei settori Growth, con l’MSCI World Value a fine marzo che è stato marginalmente negativo da inizio anno (-1.84%), grazie alla spinta di Energetici, Materie di Base, Assicurativi e Tlc, mentre l’MSCI World Growth registra invece un passivo dell’ -8.25%.
In questo scenario, nonostante il recupero effettuato dai listini nelle ultime settimane, è probabile che il peggioramento del sentiment economico globale, la prosecuzione del conflitto e l’aumento delle spinte inflattive, possano mantenere elevata l’incertezza nei prossimi mesi, con conseguente impatto negativo sia sulle stime di crescita globali che sugli utili societari, con particolar enfasi per le economie e le società del Vecchio Continente.
La Banca Centrale Europea ha infatti riconosciuto il peggioramento del trade-off tra crescita e inflazione, ma ha comunque confermato la volontà di rimuovere lo stimolo monetario in tempi relativamente brevi per contrastare le tensioni sui prezzi. L’inflazione nell’area euro continua a sorprendere al rialzo (7,5% l’ultimo dato disponibile) e potrebbe salire fino a 8% nei prossimi mesi, avvicinandosi alle stime BCE del cosiddetto “scenario avverso". Il piano di quantitative easing si concluderà inoltre entro il terzo trimestre ed il mercato ora sconta due rialzi dei tassi ufficiali entro fine 2022 in linea al posizionamento dei membri più hawkish del consiglio BCE. Tali rialzi appaiono plausibili, a meno di sorprese negative dalla crescita economica, che certamente rallenterebbero la mano da parte di Francoforte.
Diverso è invece il quadro per la FED, che deve accelerare la normalizzazione, data la robustezza della crescita economica USA, i buoni dati relativi al mercato del lavoro (confermati la scorsa settimana) e la natura più strutturale dei trend inflattivi. Le prossime riunioni del FOMC dovrebbero perciò vedere rialzi costanti del tasso sui Fed Funds e non si può escludere un aumento di 50 punti base già alla riunione di maggio.
Per quanto riguarda la Cina l’inflazione più contenuta rispetto ai principali paesi sviluppati potrebbe fornire spazio per una politica più accomodante da parte PBOC, volta a contrastare il rallentamento ciclico e a stabilizzare la crescita dopo diversi mesi sottotono. Inoltre la China Securities Regulatory Commission, in una dichiarazione congiunta con altri soggetti regolatori ha eliminato la norma che impediva alle società cinesi quotate su altri listini di essere oggetto di ispezione contabili da parte di enti di sorveglianza non cinesi, risolvendo potenzialmente le problematiche delle aziende quotate negli USA.
In questo contesto estremamente complesso crediamo perciò sia ancora corretto mantenere un atteggiamento tatticamente cauto nei confronti dell’asset class azionaria.
In ottica relativa, dal punto di vista geografico confermiamo perciò il moderato sovrappeso sul mercato USA che nonostante presenti valutazioni a premio, grazie al suo mix settoriale qualitativamente più difensivo potrebbe comportarsi meglio durante un’eventuale nuova fase di aumento della volatilità. Manteniamo il moderato sottopeso sul mercato Europeo in attesa di avere più chiari gli effetti diretti ed indiretti che il conflitto avrà sull’economia del Vecchio Continente e soprattutto sino a quando non verranno fatti passi in avanti tangibili sul fronte negoziale tra Kiev e Mosca. Neutralità, per il mercato Giapponese (dati i fondamentali a sconto e l’atteggiamento supportivo da parte delle BOJ) e per i Paesi Emergenti, che nonostante la forza del dollaro, presentano bilanci più solidi ed una marcata sottovalutazione nei confronti dei paesi sviluppati.
Per quanto riguarda il posizionamento settoriale confermiamo il bias difensivo dello scorso mese: positività sull’Health Care viste le caratteristiche «Quality» ed valutazioni a sconto rispetto alle proprie medie storiche e all’MSCI World. Positività anche per settore dei Communication Services visti gli ottimi fondamentali e la buona resilienza sul fronte degli utili e dei ricavi anche in fasi complesse di mercato. Manteniamo infine la positività anche sul settore dell’Energy, sia per motivi fondamentali che di correlazione con l’inflazione ma anche come hedging di portafoglio a fronte di un possibile peggioramento del conflitto in Est Europa.
In termini di stile manteniamo l’approccio diversificato, bilanciando l’esposizione verso aziende con buoni fondamentali e redditività elevata con posizioni più difensive senza tralasciare possibili opportunità anche sul fronte Value.