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Bond update - Novembre 2022: Prosegue la normalizzazione al rialzo dei rendimenti

Bond update nov.22 copertina

Nel corso di ottobre è proseguito il rialzo dei rendimenti governativi, con quello del decennale americano arrivato oltre il 4% e quello tedesco fino al 2,40%.
La volatilità si è mantenuta su livelli storicamente elevati, complice il forte repricing sui governativi inglesi in scia all'annuncio dell'ormai non più attuabile piano fiscale; movimento ora in parte rientrato grazie al recente newsflow sul fronte politico (nuovo PM e nuovo Cancelliere), in uno scenario macro che rimane comunque debole per UK. A guidare il movimento a livello globale le prospettive di restrizione monetaria, con le banche centrali che ribadiscono la loro determinazione a riportare l’inflazione su un sentiero di discesa. Le pressioni inflattive persistenti hanno portato infatti gli investitori a rivedere progressivamente al rialzo i tassi ufficiali «terminali» a cui si concluderà la restrizione monetaria.

La Banca Centrale Europea nella riunione di fine mese ha alzato per la seconda volta consecutiva di tre quarti di punto i tassi di riferimento, portando il reference rate a 1,5%. La BCE si aspetta nuovi rialzi in futuro per poter riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% con le future decisioni che continueranno a essere prese sulla base dei dati in arrivo e «riunione dopo riunione».

In Europa la curva dei rendimenti si è progressivamente appiattita con le scadenze brevi che si si sono adeguate alla restrizione della BCE mentre le scadenze più lunghe rimangono sensibili ai timori di un rallentamento della crescita come confermato anche dai recenti dati macro.

La carta italiana si è mossa in linea al mercato con i rendimenti in progressivo aumento, mostrando una relativa resilienza nel passaggio verso il nuovo Governo con lo spread che ha consolidato in area 230 punti. Il focus è ora rivolto alla definizione della Legge di Stabilità, che dovrà stabilire obiettivi ed interventi fiscali per il prossimo anno.

Dall’altra parte dell’oceano la FED, come da attese, ha alzato i tassi di 75 p.b., portando l’obiettivo dei Fed funds a 3,75-4% segnalando che rialzi dei tassi ufficiali proseguiranno in modo continuato per riportare l’inflazione al target del 2% nel medio periodo. Il Presidente Powell durante la conferenza stampa ha espresso una preferenza per un futuro sentiero di rialzi meno ripido, ma con un punto di arrivo più elevato di quanto finora segnalato.

In tale contesto, pur essendo il percorso di restrizione monetaria in fase avanzata soprattutto negli USA, sul rischio tasso manteniamo un atteggiamento di cautela complice l’incertezza sui livelli di tasso terminale a cui si concluderà il ciclo restrittivo di FED e BCE. In ottica tattica manteniamo una preferenza per la parte a breve della curva USA, vista la fase più avanzata del ciclo restrittivo, mentre siamo più cauti sul segmento a breve euro che appare non ancora allineato ai tassi terminali della BCE.

Nel settore del credito nella prima parte del mese i premi al rischio si sono progressivamente allargati, per poi ritracciare soprattutto per il comparto High Yield, complice il risk on prevalso sui mercati azionari, con i principali indici di credito che hanno chiuso con performance sopra la parità. Nel complesso gli spread hanno consolidato su livelli storicamente elevati, incorporando soprattutto in Europa un’alta probabilità di una prossima recessione. A nostro avviso tuttavia le valutazioni attuali rimangono potenzialmente vulnerabili a ricadute recessive significative rese possibili dalla restrizione sincronizzata e pertanto manteniamo un’impostazione di moderata negatività sull’asset class.

In ottica tattica e relativa esprimiamo una preferenza sul segmento HY USA, supportato da fondamentali, resilienza e miglior outlook in termini di crescita economica, e sul comparto IG europeo, con preferenza per i rating elevati.

La combinazione tra continuo e crescente inasprimento delle condizioni finanziarie e nuovi rischi di recessione per i Paesi sviluppati, oltre che una Cina sui livelli più bassi di crescita degli ultimi decenni, non diminuisce la pressione sul mercato del reddito fisso dei Paesi emergenti.

In tale contesto manteniamo sull’asset class del debito emergente un’impostazione di cautela.

 

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