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Bond Update - Maggio

Bond update Maggio

Nel corso del mese non si sono stemperate le incertezze per gli sviluppi geopolitici ed economici innescata dal conflitto in Ucraina, che ancora non vede un‘evoluzione positiva almeno nel breve periodo.
La crisi geopolitica ha infatti portato ad uno scenario con minor crescita, maggiore inflazione ed una svolta restrittiva del regime monetario, peggiorando quindi il trade-off per le banche centrali.

Dopo molte settimane di comunicazione verbale volta a spingere al rialzo le attese del mercato sui tassi ufficiali, la prima settimana di maggio finalmente la Fed agirà per accelerare la rimozione dello stimolo monetario. Lo stesso Presidente Powell ha dichiarato probabile un rialzo di 50 p.b. alla riunione FOMC di maggio, ed appare altrettanto probabile un altro rialzo di 50 p.b. in giugno: nelle parole di Powell, la restrizione sarà “spedita”.

La BCE nell'ultima riunione ha confermato la necessità di rimuovere lo stimolo monetario, senza segnalarne tuttavia un'ulteriore urgenza, garantendo comunque gradualità, flessibilità e apertura alle opzioni nella conduzione della politica monetaria”. Tuttavia il vicepresidente della banca centrale Luis de Guindos ha dichiarato di recente che non vede motivi per non interrompere gli acquisti netti nell’ambito del programma di APP a luglio, e che un rialzo dei tassi ufficiali il 21 luglio “è teoricamente possibile “ma tutto sarà in funzione dei dati macro e scenari.

In tale contesto il mese di aprile è stato caratterizzato da un forte sell-off sui tassi di interesse, principalmente per i timori di un’accelerazione da parte delle principali Banche Centrali dei Paesi sviluppati (ad eccezione della Bank of Japan) del percorso di normalizzazione dei tassi, con i rendimenti dei governativi che hanno proseguito il trend al rialzo.

La curva dei rendimenti americana si è mantenuta ancora relativamente piatta, pur rientrando dai valori negativi del mese scorso, con il mercato che sembra prezzare la determinazione della FED a contrastare l’inflazione a costo anche di una minor crescita. Anche in Europa si è registrato un graduale appiattimento delle curve dei tassi con quella monetaria che ad oggi prezza tre rialzi da 25bps entro il 2022. Significativo il rialzo dei rendimenti sulla parte a breve con quello a 2 anni tedesco che ha toccato il massimo a 0,25%, livello più alto dal 2011 e quello del BUND oltre quota 0,95%, per poi ritracciare entrambi nelle ultime sedute.

La carta italiana si è mossa in linea al mercato con lo spread che ha consolidato in area 170; non si esclude tuttavia una maggiore vulnerabilità dei BTP con la fine del supporto della Banca centrale, complice anche un maggior fabbisogno del MEF concentrato nei primi mesi estivi.

Nel complesso, confermiamo un’impostazione neutrale con una moderata negatività sul rischio tasso, con una preferenza in termini relativi per la parte a breve della curva americana che, a nostro avviso in gran parte incorpora nel breve il percorso di rialzi della Fed.

Nel mercato del credito gli spread, dopo i recuperi del mese scorso, si sono mossi in marginale rialzo, appesantiti dal prolungarsi del conflitto in Ucraina e da dinamiche inflattive in rialzo in un contesto di maggior volatilità. I principali indici di credito hanno archiviato il mese ancora con performance negative complice la continua pressione sui tassi, sia in America che in Europa. Sul comparto del credito nel complesso manteniamo un approccio cauto in un contesto macro e geopolitico ancora incerto, soprattutto in Europa, senza intravedere possibili dinamiche di restringimento degli spread dai livelli attuali.

La componente IG rimane più vulnerabile al rischio tasso mentre riteniamo ci possa essere del valore in termini relativi e in ottica di carry nella componente High Yield globale con duration breve. Anche sul debito emergente confermiamo una view neutrale negativa sia sulla componente Hard che local currency, con l’asset class che nel suo complesso rimane ancora vulnerabile a potenziali aumenti di volatilità. 

 

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