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Le crisi bancarie rallentano la restrizione monetaria

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Nelle ultime due settimane i mercati, ed in particolare il settore bancario, hanno attraversato una fase di forte stress in risposta alla restrizione monetaria globale sincronizzata in atto dallo scorso anno.

Le tensioni hanno inizialmente interessato delle banche regionali statunitensi, per poi accentuare le difficoltà per Credit Suisse, fino all’acquisto da parte di UBS. L’intervento dei policy maker ha evitato le ripercussioni sistemiche di quella che si configura come una crisi di liquidità. In un trade-off tra tutela della stabilità finanziaria e contrasto all’inflazione, sia la Fed che la BCE hanno proseguito con i rialzi, dicendosi pronte a ridurre la stretta monetaria in caso di deterioramento del contesto economico e finanziario oltre le attese.

In evidenza:

1) Reazione contenuta dei mercati azionari e del credito, al netto di forti rotazioni settoriali: flessione del comparto value e sovraperformance del comparto growth;

2) Volatilità nei mercati obbligazionari, con discesa dei rendimenti governativi a tutte le scadenze;

3) Rialzo dei tassi di riferimento di 50 p.b. da parte della BCE, che rinuncia alla forward guidance e rassicura sulla solidità del sistema bancario europeo;

4) I mercati obbligazionari scontano fino a tre tagli dei tassi ufficiali USA già nella seconda metà del 2023, divergendo dalle proiezioni della Fed.

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