Gli sviluppi geopolitici ed economici innescati dal conflitto in Ucraina hanno introdotto elementi di incertezza nel contesto macroeconomico e di crescita a livello internazionale. Il balzo del prezzo delle principali materie prime e soprattutto l’incerta durata del conflitto hanno innescato una fase di avversione al rischio che in questo momento è stata solo parzialmente riassorbita dai mercati finanziari.
L'invasione russa dell'Ucraina inizia il 24 febbraio 2022, segnando una brusca escalation dei due paesi e sfociando in un conflitto di incerta durata con effetti di rischio sulla situazione geopolitica. In pochi giorni il conflitto è diventato uno spartiacque con conseguenze che non riguardano solo le parti in causa ma coinvolgono molteplici Stati su più fronti, a prescindere dall'esito del conflitto. Dalla messa in discussione della transizione energetica alla rivitalizzazione della Nato, dalla fuga di oltre tre milioni e mezzo di persone al nuovo equilibrio tra le potenze. Inoltre le sanzioni economiche, messe in campo dai Paesi occidentali, pesano sull’economia russa e colpiscono anche i paesi europei.
Conseguenze economiche
Gli sviluppi geopolitici ed economici innescati dal conflitto in Ucraina hanno introdotto elementi di incertezza nel contesto macroeconomico e di crescita a livello internazionale. Il balzo del prezzo delle principali materie prime e soprattutto l’incerta durata del conflitto hanno innescato una fase di avversione al rischio che in questo momento è stata solo parzialmente riassorbita dai mercati finanziari.
Nell’attuale contesto segnato da elevata inflazione e cambiamento di regime monetario appare quindi inevitabile un ulteriore taglio delle stime di crescita, in particolare per l’area euro dati i maggiori legami diretti e indiretti con l’economia russa, sia sul piano energetico che su quello finanziario.
Crisi energetica e materie prime
I prezzi dell’energia e dei prodotti agricoli sono il canale di trasmissione degli effetti delle vicende politiche nell’economia e nell’inflazione. Il rischio maggiore è quello di nuove sanzioni che riducano le forniture di energia dalla Russia, dati i tempi lunghi di ricorso ad approvvigionamenti alternativi. Nonostante la dimensione limitata della propria economia (meno del 3% del PIL mondiale), la Russia svolge infatti un ruolo fondamentale come produttore ed esportatore mondiale di materie prime: la produzione russa rappresenta oltre il 12% di quella mondiale di petrolio, 17% per il gas naturale, 11% per il grano, quasi 44% del palladio (usato ad esempio nell’industria automobilistica). L’Europa importa oltre il 30% del gas naturale dalla Russia, e tale percentuale è ancora più elevata per l’Italia. La Russia dipende economicamente dal mercato energetico dell’Unione europea, la metà delle entrate di bilancio per il governo russo.
Dal punto di vista europeo, la preoccupazione più grave è l’impatto sui prezzi del gas naturale, che sono già elevati. Ciò riflette la preoccupazione, a seguito delle sanzioni, di assistere a un'interruzione significativa delle forniture di gas russo all'Unione europea, oltre che ad un aumento repentino dei prezzi al consumo. Tuttavia, il trasferimento dei prezzi del gas dal commercio all’ingrosso al dettaglio varia, soprattutto grazie al sostegno dei governi che cercano di proteggere i consumatori.
Banche Centrali
In questo scenario in repentina evoluzione il ruolo delle principali banche centrali sarà ancor più complesso sia per gestire le dinamiche in atto sui prezzi sia per garantire la stabilità finanziaria sui mercati. La crisi Ucraina per il momento non ha intaccato il sentiero intrapreso dalla Federal Reserve, che ha già alzato di 50 basis point i tassi ufficiali durante la riunione di marzo, promettendo 6 ulteriori rialzi nel corso del 2022, e avvierà la riduzione del portafoglio di titoli. La BCE si trova invece a gestire una situazione più difficile in quanto l’impatto sulla crescita sarà sicuramente maggiore rispetto agli USA, tuttavia anche Francoforte ha sostanzialmente confermato l’intenzione di voler chiudere nel giro di pochi mesi gli acquisti netti di titoli e prospettato una politica monetaria meno accomodante entro la fine del 2022. L’eventuale restrizione dovrà comunque essere cauta in attesa di verificare quanto dell’impatto della guerra in Ucraina sarà compensato dal calo della propensione al risparmio delle famiglie e dall’allentamento delle politiche di bilancio.
Fattori positivi
Permangono tuttavia importanti fattori di supporto all’espansione del ciclo economico, quali: solidità dei bilanci di famiglie e imprese, risparmi storicamente elevati e generalmente superiori ai trend pre-pandemici, crescita sostenuta degli utili aziendali, robusto ciclo globale d’investimenti a beneficio della produttività, domanda pregressa specie nei servizi, politiche fiscali ancora espansive (area euro) o non restrittive (USA) nonostante l’aumento generalizzato del debito pubblico per contrastare la pandemia. Al momento attuale rimaniamo comunque in una situazione di espansione del ciclo economico. I potenziali impatti sulle singole società si potranno cominciare a valutare grazie alla ormai prossima stagione delle trimestrali, dalla quale emergeranno indicazioni degli impatti attesi sui margini.
Come comportarsi in termini di investimento
Il mercato nell’ultimo mese ha reagito alla guerra in Ucraina con un incremento repentino della volatilità disorientando i risparmiatori, grandi e piccoli, che di fronte all’incertezza rischiano di farsi prendere dal panico e lasciarsi andare all’impulso di disinvestire e aspettare tempi migliori. Nell’immediato futuro saranno le notizie sulla auspicata de-escalation o sulla recrudescenza degli scontri a dare il tono alle singole giornate, la volatilità continuerà a essere protagonista . Scenari di incertezza come quello attuale non sono però una novità per i mercati finanziari. Durante una flessione di mercato che distrugge la fiducia, è facile perdere di vista la storia che ci insegna come eventi di questo tipo vengono spesso riassorbiti, che possono persino creare nuove opportunità e disinvestire in momenti particolarmente complessi può risultare la scelta peggiore. L'esperienza recente della pandemia mostra quanto siano rischiose le vendite suggerite dall’ansia. Nei momenti di forte volatilità e incertezza, quindi, occorre ricordarsi e ripetersi come un mantra che se dal punto di vista psicologico i timori sono legittimi così come la volontà di capire se sia il caso o meno di disinvestire, altrettanto non si può dire dal punto di vista finanziario.
Auspicando una prossima risoluzione del conflitto in corso e un miglioramento della situazione umanitaria, che sia da incipit ad un percorso verso la normalità, ricordiamo come più che mai in questo momento sia importante operare in un'ottica di lungo termine e non perdere mai di vista la ragione per cui si investe. Le correzioni occasionali vanno inquadrate nell'ambito di una strategia d'investimento di lungo termine, concentrandosi sempre sui propri obiettivi. Si beneficia dell'effetto "capitalizzazione", quando l'interesse o il reddito sul tuo capitale iniziale cominceranno anch'essi a fruttare e a crescere. Inoltre, sulla base dei movimenti temporanei di mercato, non bisogna farsi prendere dal panico e modificare in modo repentino il proprio portafoglio. Avere un approccio market timing è rischioso e può avere effetti negativi su eventuali guadagni.
Continuiamo a monitorare l’evolversi della situazione con l’obiettivo di offrirvi un aggiornamento costante alla luce degli ultimi avvenimenti.