l ruolo della Tassonomia nelle scelte degli asset manager, le criticità derivanti dall’assenza di dati e rating omogenei e la necessità di dar luogo a un’analisi più focalizzata anche sul fattore S.
I temi che hanno attraversato il confronto tra fund selector e asset manager nella prima tavola rotonda di FundsPeople International ESG, l'evento organizzata da FundsPeople a Milano lo scorso 24 gennaio, hanno preso le mosse dalle tematiche approfondite nell’inchiesta realizzata da FundsPeople tra fund selector e asset manager operanti in Italia, e hanno seguito un filo conduttore unico, ossia uno screening della finanza sostenibile alla luce di uno scenario in cui le imposizioni normative in sede europea si confrontano con le necessità del mercato, e si riflettono nell’operatività degli attori finanziari. In un panorama in cui proseguono le scosse di assestamento di un campo della finanza che guadagna sempre più centralità, l’industria del risparmio gestito fa fronte a esigenze sempre più sofisticate, consapevole della necessità di evolvere in questa direzione.
I commenti si riferiscono al contesto del 24 gennaio 2024.
Anche Stefania Zanini, fund e ESG analyst di Euromobiliare Advisory SIM riporta come la società abbia “integrato i criteri ESG sia nella governance societaria sia nel processo di investimento” e che, oltre a criteri di esclusione “si sia dotata di uno score ESG proprietario per la valutazione del profilo di sostenibilità sia di emittenti/emissioni sia di OICR/ETF”. Nel richiamare un dato emerso nella survey di FundsPeople relativo a come l'ambiente continui a dominare in modo massiccio le scelte di fund selector e gestori di portafoglio (40% delle risposte), l’esperta sottolinea il peso ancora laterale della S (social) “a lungo uno degli elementi meno considerati, nonostante il suo contributo sia cruciale tanto quanto la E e la G”. Tra le cause di questa ridotta notorietà dei fattori social, anche “la difficoltà nel reperire informazioni e la complessità nella misurazione, oltre alla mancanza di dati standardizzati”.
Tra le sfide che il settore si trova ad affrontare, dunque, anche la misurazione di questo fattore. “Su questo, il rilascio della Social Taxonomy potrà fornire una base di valutazione più standardizzata, aiutando quindi gli investitori a comprendere e analizzare meglio gli aspetti sociali delle aziende. Ritengo che anche la rivoluzione a cui stiamo assistendo a livello di AI e Big Data, possa dare un contributo positivo al riscatto della S, aiutando gli investitori nel valutare tutti questi aspetti in modo rapido ed efficiente”. Lo sguardo va poi allo scenario in cui si muove questa evoluzione. “Dal mio punto di vista - conclude Zanini – se pensiamo alla crescente sensibilità sulle tematiche sociali, in particolare da parte delle nuove generazioni, quali Millennials e GenZ, è ragionevole attendersi una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità sociale nell’ambito delle scelte di investimento”.
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