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Fund selection e azionario, le view degli esperti italiani sul I semestre 2025

Scritto da EA SIM | 21 gennaio 2025

Le attese per l’azionario nel 2025 sono ancora positive, anche se più contenute rispetto ai 12 mesi precedenti. In questo contesto, gli Stati Uniti mantengono ancora la centralità per gli esperti italiani, nell’approfondimento di FundsPeople sulle scelte di selezione in ambito equity. Ce lo racconta Mirko Falchi lead analyst e advisory portfolio manager di Euromobiliare Advisory SIM

Nel 2024, “abbiamo sostanzialmente mantenuto un approccio costruttivo verso i rischi e in particolare verso l’azionario, che vedevamo sostenuto sia da tematiche macro (rientro dell’inflazione, l’avvicinarsi della fine delle politiche restrittive, ciclo economico più resiliente di quanto ci aspettassimo a inizio anno) sia da tematiche micro (trend dell’IA) che hanno migliorato la produttività e gli utili in particolare in US”. Oggi, “nonostante le valutazioni del mercato americano siano elevate con la volatilità che potrà aumentare, vediamo spazio per il proseguimento di questi trend e ci aspettiamo un maggiore coinvolgimento settoriale anche come conseguenza dell’agenda Trump che si preannuncia a supporto delle aziende americane e che influenzerà i mercati nel 2025 consentendo un prolungamento del ciclo di crescita”. Secondo Easim, dunque, “l’eccezionalismo americano continuerà”, motivo per cui “geograficamente vediamo ancora favorito il mercato americano e, come detto, con una maggiore diversificazione settoriale”. Anche il trende dell’IA è destinato a proseguire, afferma Falchi, “con impatti positivi sui titoli tech, ma anche su quelli legati alla fornitura di energia e di infrastrutture richieste per sfruttare in modo efficiente gli sviluppi tecnologici”. L’opinione dell’esperto è che i prossimi mesi “potranno essere ancora positivi per le aziende che beneficeranno positivamente dai dazi, i titoli più ciclici, quelli con maggiore esposizione domestica, le piccole e medie capitalizzazioni”. Più ridotte le attese per il mercato europeo, che affronta un ciclo economico più fragile, “dipendente dall’import di fonti energetiche e minacciato dal rischio di guerra tariffaria”. In ogni caso, “le valutazioni sono storicamente molto attraenti e ne giustificano la presenza in portafoglio”. Sul fronte mercati emergenti, Falchi nota un contesto “complesso” in particolare per la ripresa dell'economia cinese, “che dovrebbe continuare a beneficiare degli stimoli governativi a supporto della domanda interna ma è minacciata dal rischio di una guerra commerciale con gli Stati Uniti”.

Alla luce di queste considerazioni, alla domanda sulle strategie di fondi equity da inserire in portafogli, Falchi indica come nel suo universo investibile, la società abbia selezionato “strumenti azionari con caratteristiche diverse”, questo a seconda della funzione “sia all’interno dell’asset allocation sia del servizio a cui sono dedicati”. Nel mondo azionario, specifica, “selezioniamo fondi con portafogli ben diversificati che usiamo come posizioni core nell’implementazione delle scelte di asset allocation più strategiche sia nei portafogli delle gestioni patrimoniali, sia in quelli dedicati al servizio di consulenza. Integriamo queste selezioni diversificate con strategie settoriali sia a livello geografico che globale, e con strategie che investono seguendo particolari stili o fattori. Abbiamo anche delle selezioni di strategie e portafogli più concentrati e ad alta convinzione”.

Falchi ricorda come nei portafogli coesistano prodotti indicizzati e a gestione attiva, e le esposizioni core “sono implementate con prodotti diversificati e a basso tracking error (e costo) così come in genere le esposizioni più tattiche relative ai mercati più efficienti, dove la gestione attiva ha maggiori difficoltà nel generare valore aggiunto”. In particolare, il ricorso alla gestione attiva avviene “per i posizionamenti più specifici come gli investimenti settoriali o tematici, dove la selezione attiva può consentire di individuare trend e titoli con le migliori prospettive di crescita e sviluppo, o nelle piccole e medie capitalizzazioni dove non tutte le società presenti negli indici rappresentano vere opportunità in termini di qualità-valutazioni”. L’esperto nota, in conclusione, come negli ultimi mesi sia aumentato l’interesse anche per le strategie semi-attive, “che cercano di coniugare i benefici in termini di costo e di diversificazione della gestione indicizzati all’opportunità di generare un alpha che, seppure ridotto, è quanto più possibile costante nel tempo”.

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