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CAMBIANO I FOOD TREND: QUALI SONO GLI IMPATTI SUL SETTORE?

Scritto da EA SIM | 14 febbraio 2023

Dopo un 2020 drammatico per il settore alimentare, che ha così afflitto tutte le fasce sociali di qualsiasi nazione, avanzata o in via di sviluppo, un tema rimane al centro dell’attenzione: l’evolversi delle abitudini alimentari nel mondo.

Ma in che realtà si trova oggi, demograficamente parlando, il nostro pianeta? Le Nazioni Unite (ONU) prevedono che la popolazione complessiva mondiale si muoverà in crescita nei prossimi decenni, toccando quota 10 miliardi entro il 2050. Valori molto alti se si pensa al numero di persone in più che saranno da sostenere. 

La tipologia di alimenti che vengono consumate sta variando. Basti pensare, come questo trend sia così evidente nei paesi emergenti, in cui il passaggio dalla vita rurale a quella urbana è sempre più deciso. I nuovi abitanti urbani ottengono redditi migliori e, conseguentemente, consumano alimenti di maggiore qualità come carni o latticini. 

L’IMPATTO CLIMATICO
Un’importante motivazione che guida la abitudini alimentari verso una determinata direzione rimane però l’impegno ambientale e climatico. A conferma di ciò, si evidenzia come la produzione alimentare rappresenti circa il 30% delle emissioni di gas ad effetto serra. Ad un fine dimostrativo, è da sottolineare come la quota di emissioni attribuibile al trasporto è, al contrario, intorno al 25%, circa un quarto di quelle mondiali. È da notare, inoltre, come le condizioni climatiche sempre più calde stiano allontanando la produzione alimentare dai paesi più vicini all’equatore verso quelli più circostanti ai poli. Tale fenomeno porterebbe a grandi cambiamenti per produttori agricoli chiave nel mondo come Brasile, Australia o Midwest degli Stati Uniti. Basti pensare che, anche se si riuscirà nell’impresa di mantenere l’aumento di temperatura a 1,5° C nel corso dei prossimi decenni, si consegnerà alle generazioni future un aumento irreversibile del livello del mare di almeno due metri. 


LE NUOVE TENDENZE ALIMENTARI “GREEN”
Da considerare che, una grande fetta di popolazione che supporta largamente un’attitudine più “green”, volta ad avere un impatto positivo sulla situazione corrente, risulta essere quella dei consumatori millenial. Essi adottano un approccio più consapevole, informandosi sulla provenienza del loro cibo e sulle modalità, soprattutto, con cui tale alimento viene prodotto. Questo contesto ha provocato un aumento molto significativo del veganismo (consumo di carne e derivati animali assente) e del flexitarianismo (individui vegetariani che consumano occasionalmente carne o pesce), influenzando così su larga scala le decisioni di spesa, forzando l’industria ad adattarsi. Queste preferenze sempre più complesse stanno aumentando anche la domanda di opzioni alimentari alternative. 

 

PRODOTTI PROTEICI ALTERNATIVI
Un primo esempio da citare è quello legato ai prodotti proteici alternativi, i cosiddetti succedanei alla carne convenzionale. Certamente non sono una novità, ma fino a poco tempo fa mantenevano una rilevanza di nicchia nel panorama alimentare mondiale. Grazie ai diversi progressi tecnologici, questi prodotti stanno diventando sempre più alla portata di tutti. La pandemia ha, inoltre, evidenziato le cattive condizioni di lavoro nei macelli e negli impianti di lavorazione della carne. Una variazione nella dieta delle persone sembrerebbe essere dunque la soluzione più ovvia e consapevole. Tale cambiamento, tuttavia, non è da sottolineare solo per un fattore economico. Infatti, i produttori di hamburger a base di proteine alternative (legumi, fagioli e sostituti della carne prodotti in laboratori vegani) affermano che l’impronta di carbonio dei loro hamburger è del 90% inferiore a quella di un hamburger di manzo, utilizza l’1,87% in meno di acqua e il 96% in meno di terra. 


Un ulteriore esempio di tale progresso è la tecnologia CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats). Tale strumento mira a modificare dei geni all’interno degli organismi, rendendo migliore il gusto di frutta e verdura, favorendo inoltre la produzione di carne mediante agricoltura cellulare. Gli alimenti a base vegetale e le proteine alternative stanno offrendo, dunque, soluzioni a molti dei problemi più urgenti del mondo: nutrire la popolazione in modo sostenibile; ridurre le emissioni di carbonio e affrontare problemi di salute come l’obesità mantenendo sempre un carattere profondamente etico. 


Nonostante la recente espansione dell’industria delle proteine alternative, gli esperti suggeriscono che ci sarà un’ulteriore crescita da supportare. È stato calcolato come nel 2050 gli attuali livelli di cibo sosterranno solamente metà della popolazione mondiale. Infine, una ragione aggiuntiva per cui risulta fondamentale supportare il settore dei surrogati alla carne è il suo carattere resiliente a shock sanitari ed economici. Come il Covid-19 ha evidenziato, essere dotati di questa caratteristica potrebbe risultare cruciale in qualsiasi momento. 


Come indicato dall’ONU, inoltre, uno dei problemi che continua ad attanagliare il panorama mondiale è lo spreco alimentare.  Le stesse Nazioni Unite stimano che un terzo degli alimenti prodotti oggi venga, in qualche modo, sprecato. Anche in questo caso è necessario, tuttavia, fare una distinzione tra paesi sviluppati ed in via di sviluppo. Nel primo caso gli sprechi sono legati ai consumi, mentre nel secondo ad attività di produzione e trasporto. 


In conclusione, se sarà possibile spostarsi verso un cibo sano prodotto in modo sostenibile, ci saranno buone probabilità di riposizionamento all’interno di confini planetari sicuri. Solo mantenendo questo approccio invariato e stabile si potrà arrivare, un giorno, ad una crescita sia demografica che economica realmente sostenibile, sia per noi che per l’ambiente.