FED e BCE hanno rallentato il ritmo dei rialzi, con un aumento di mezzo punto percentuale dei tassi ufficiali.
Nelle ultime due settimane c'è stata una flessione dei mercati azionari globali prossima al 3%. Nell’obbligazionario la correzione ha interessato soprattutto il mercato europeo, con una sotto-performance dei titoli governativi italiani. FED e BCE hanno rallentato il ritmo dei rialzi, con un aumento di mezzo punto percentuale dei tassi ufficiali (saliti a 4.5% in USA e 2% in area euro). La restrizione monetaria tuttavia proseguirà fino ad un tasso terminale superiore a quanto finora segnalato, poco sopra 5% negli Stati Uniti e almeno a 3% nell’area dell’euro. In particolare, ad aver fatto scalpore è stata la conferenza stampa molto aggressiva da parte della presidente della BCE, Madame Lagarde.
- Nell'aggiornamento delle sue previsioni macroeconomiche, la Fed ha rivisto al ribasso la crescita economica USA, con un aumento di oltre un punto del tasso di disoccupazione nei prossimi due anni. L’inflazione, prevista in discesa, resterebbe tuttavia superiore all’obiettivo del 2% in tutto l’orizzonte previsivo: di conseguenza, i tassi ufficiali non scenderebbero nel 2023, e resterebbero in territorio restrittivo nei prossimi tre anni.
- Anche la BCE ha rivisto le proprie stime macroeconomiche in negativo, con un'inflazione che resterebbe superiore al target del 2% fino al 2025. Anche in questo caso, la risposta è stata un segnale hawkish sui tassi di interesse.
- La BCE ha anche annunciato l’avvio del quantitative tightening, ossia della graduale riduzione del proprio bilancio: in media 15 miliardi al mese da marzo a giugno 2023.
- I primi dati Flash degli indici PMI restano consistenti con una recessione contenuta, anche in area euro, ma continuano a deteriorarsi.