Arriva la fine della restrizione monetaria?
Ad aprile, i mercati azionari internazionali rappresentati dal MSCI World Index hanno registrato performance marginalmente positive e, a livello geografico, l’Europa si è comportata meglio degli Stati Uniti. L’alleviarsi dei timori di tenuta del sistema bancario e l’assenza di meeting delle banche centrali ha favorito un rientro della volatilità.
Proprio le banche centrali, sono chiamate ad esprimersi ad inizio maggio sui tassi. Se per la FED il percorso sembra abbastanza tracciato, con un ultimo rialzo a maggio di 25 bps, per la BCE la situazione è meno definita. Continuano infatti ad alternarsi interventi tra i sostenitori di un altro rialzo di 50 bps e quelli che supportano un rialzo più contenuto di 25 bps per dare alla restrizione monetaria realizzata il tempo di esplicare i suoi effetti. Al momento, il consensus sembra maggiormente orientato per un rialzo da 25, ma non sono escluse sorprese.
A complicare leggermente il quadro per la FED, nel primo trimestre del 2023, la crescita del PIL in termini reali è stata dell’1,1% rispetto alle aspettative di un +2%, ma soprattutto c’è stata una forte frenata rispetto al +2,6% del quarto trimestre del 2022. Ad avere contribuito positivamente sono stati nell’ordine: consumi privati, spesa pubblica ed esportazioni nette. Viceversa, investimenti e, soprattutto, scorte hanno inciso negativamente. Se la crescita del PIL aumenta la probabilità di un ultimo rialzo da 25 punti base, al contrario l’indice Core PCE relativo ai prezzi per i consumi personali è salito nel primo trimestre del 4,9%, sopra le attese di 4,7%. Anche in Europa la crescita del PIL su base annua del 1 trimestre è risultata leggermente inferiore rispetto alle aspettative (1,3% vs 1,4%) e in decelerazione rispetto al trimestre precedente (1,8%). Per quanto riguarda i dati di inflazione, in assenza del dato aggregato, si registrano dati migliori delle attese in Germania e Italia, sopra le attese in Francia. Guardando, infine, gli indici PMI ed ISM, si conferma una debolezza del comparto manifatturiero a favore dei servizi, che beneficiano ancora delle dinamiche di reopening in Cina.
A livello micro, è partita la stagione degli utili, con il 43% dell’S&P 500 che ha riportato i risultati del primo trimestre del 2023. Complessivamente, su base annua, si è registrato un andamento piatto degli EPS, a fronte di un consensus degli analisti che si è progressivamente ridotto nel corso del trimestre arrivando a stimare una contrazione su base annua del 6%. Guardando i ricavi, la crescita del primo trimestre è stata del 5%, superiore alle stime che prevedevano un’espansione del 3%. Confrontando la crescita dei ricavi con quella degli EPS (+5% vs 0%), si conferma la dinamica di erosione dei margini. Questo testimonia la difficoltà delle imprese americane a continuare a ribaltare sui clienti finali l’aumento dei costi di produzione. Si conferma ancora molto forte il settore Energy, con il 100% delle società del settore che ha battuto le aspettative e una crescita degli EPS dello S&P500 escludendo il comparto Energy che scivolerebbe addirittura in territorio negativo. Risultati leggermente migliori in Europa, con ricavi ed EPS in crescita del 7% e del 4%. I settori che hanno registrato il maggior numero di società ad aver battuto le stime sono Industrial, Consumer Discretionary, trascinati dal comparto lusso e dalle riaperture cinesi, ed i Financials, su cui si fanno ancora sentire i benefici dell’aumento dei tassi e non si riscontrano ancora criticità lato raccolta ed asset quality.
In questa situazione, tenendo conto del rallentamento economico in atto, dell’atteggiamento potenzialmente meno aggressivo da parte delle banche centrali e dei risultati azionari trimestrali resilienti, continuiamo a mantenere un’impostazione costruttiva sull’asset class azionaria, ma nel breve termine assumiamo un atteggiamento più cauto ma nel breve termine dopo le ottime performance ottenute da inizio anno assumiamo un atteggiamento più cauto e moderatamente negativo. In ottica relativa, dal punto di vista geografico, continuiamo ad esprimere un sostanziale equilibrio tra tutte le principali economie. Il trade off infatti tra valutazioni e incertezza di politica monetaria ci porta a non esprimere una preferenza su base relativa tra Europa e Stati Uniti. Stessa cosa per Giappone, dove la politica monetaria si mantiene supportiva, ed Emergenti, beneficiari della ripartenza cinese. A livello settoriale, manteniamo la positività sul comparto Healthcare globale, settore difensivo con la valutazione più interessante. Nonostante le turbolenze dell’ultimo periodo, manteniamo in sovrappeso il settore Financials, concentrandoci sulla parte europea. Il comparto ha realizzato profitti record nel 2022, destinati in gran parte agli azionisti, tramite piani di buyback e dividendi generosi. Riteniamo che il settore possa essere ancora protagonista dell’attuale stagione degli utili, caratterizzata da tassi elevati, e che possa essere oggetto di sorprese positive sugli EPS e aumenti di guidance. Per tenere conto della diversa resilienza e maggior regolamentazione del mercato finanziario europeo, esprimiamo il sovrappeso solo sulle banche del Vecchio Continente, ritenendo quelle americane potenzialmente più vulnerabili. Manteniamo infine in sovrappeso le Utilities Europee, interessanti da un punto di vista valutativo ed i Communications Services Americani, che offrono un mix interessante dal punto di vista industriale ed un posizionamento contemporaneamente Value/Quality/Growth molto ben diversificato.