La BCE accelera il processo di normalizzazione ampiamente segnalato a partire dal simposio di Jackson Hole.
Non sono emerse sorprese rispetto a quanto scontato dal mercato ma al tempo stesso neppure informazioni aggiuntive sulla dimensione complessiva della restrizione. La Presidentessa Lagarde non ha dato indicazioni sul tasso ufficiale stimabile come “neutrale” per l’economia o su quello “terminale” a cui finiranno i rialzi, né sulla necessità di portare i tassi in territorio restrittivo. La Lagarde ha tuttavia definito “ragionevoli” le aspettative del mercato, che sconta un rialzo dei tassi a circa 2%; il ciclo di rialzi che dovrebbe esaurirsi entro inizio 2023, o nelle parole della Lagarde nell’arco di tre o quattro riunioni.
Il Consiglio Direttivo ha alzato di 75 p.b. i tre tassi di riferimento, una mossa che “.. anticipa la transizione dal livello attualmente molto accomodante dei tassi di interesse .. a livelli che assicureranno un ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%.” I tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale salgono rispettivamente a 1.25%, a 1.50% e a 0.75%. Il Consiglio prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nelle prossime riunioni per frenare la domanda e contrastare il rischio di un persistente aumento dell’inflazione attesa. La futura traiettoria della politica monetaria sarà tuttavia regolarmente riesaminata, e le decisioni prese “di riunione in riunione” in base all’evolversi delle prospettive d’inflazione.
L’accelerazione (front-loading) del ciclo di normalizzazione—avviato nei mesi scorsi con la conclusione dei programmi di acquisto di titoli — è resa necessaria dal livello elevato dell’inflazione (9% in agosto) e dalla previsione che resterà ampiamente superiore al target del 2% per un periodo prolungato di tempo. La banca centrale riconosce che il rialzo dell’inflazione è trainato dalla componente energia, e da fattori di offerta ed aumenti dei costi su cui la politica monetaria non può intervenire. Le tensioni inflattive tendono tuttavia a diffondersi a tutta l’economia, ed è compito della banca centrale stabilizzare le aspettative a livelli compatibili con l’obiettivo di stabilità dei prezzi nel medio termine.
Le previsioni macroeconomiche aggiornate hanno rivisto ampiamente al rialzo l’inflazione in tutto il periodo previsivo: la crescita dell’indice headline è stimata a 8.1% per il 2022, in calo a 5.5% nel 2023 e ancora sopra obiettivo a 2.4% nel 2024. La crescita del PIL, che quest’anno dovrebbe attestarsi a 3.1% (stima plausibile dato l’andamento nella prima metà dell’anno), è stata rivista sostanzialmente al ribasso a 0.9% nel 2023 nello scenario centrale (una stima moderatamente ottimistica che sconta solo un trimestre di contrazione nel quarto trimestre 2022 e una successiva stagnazione). La BCE ha inoltre elaborato uno scenario avverso, in cui la chiusura totale delle forniture di gas dalla Russia (senza compensazione da altre fonti energetiche né sussidi fiscali) provocherebbe una recessione il prossimo anno (con un calo di –0.9% del PIL).
La BCE ha infine modificato il sistema di remunerazione della liquidità: con l’aumento sopra lo zero del tasso sui depositi, il sistema two-tier non è più necessario e il Consiglio Direttivo lo ha sospeso fissando a zero il moltiplicatore; le riserve saranno d’ora in poi remunerate al tasso sulla deposit rate facility.